domenica 12 luglio 2009

Storia

Nel 1273 Carlo I d'Angiò re, in Alife lX. 5, nomina con mandato Egidio de sancto Liceto giustiziere di Abruzzo ultra e gli ordina di provvedere a far eseguire gli ordini fiscali già emessi inoltre di provedere a far inviare alla Camera regia le collette raccolte e infine a segnalare ai razionali l'ammontare dell subventio generale di ciascuna terra di sua giurisdizione; include nel giustizierato di Abruzzoultra "Furca".
Nel 1419 Giovanna II regina vende a Franceso Riccardi di Ortona Forca, assieme ad altri castelli della Valle; ma questi li rende subito dopo in cambio del castello di
Pescara.
Nel 1454 Alfonso re a Giacomantonio
Orsini, alla morte del padre Giovanni il possedimento di Forca.
Nel 1479 nell'atto di procura, redatto in
Napoli il XII. 17, per l'acquisizione "baronie Vallorum Siciliane" da parte di Pardo Orsini, che l'aveva acquistata da Antonello Petrucci in occasione del suo matrimonio.
Nel 1496 Forca è unita al Contado aquilano.
Nel 1502 Luigi XII re, in III. restituisce a Pardo Orsini le terre, i titoli e i diritti che egli vantava in Abruzzo ultra e citra; nell'elenco menziona la terra di "Furce".
Nel 1526 con privilegio di investitura,
Carlo V imperatore, nomina Ferdinando de Alarçon y Mendoza marchese dell "Valle Siciliana", fino ad allora baronio infeudata a Camillo Pardo Orsini: tra le terre che costituiscono il feudo è "Furca", essa conta in quest'anno 66 fuochi.
Nel 1540, mentre è signore di Forca lo spagnolo Pietro Saga, l'università di Forca compila e riforma i capitoli e gli statuti già esistenti, stabilendo una serie di nuove norme.
Così le sintetizza l'
Antinori: erano in tutto cento e sette. Come quelli delle terre convicine, così questi accennano molto simili regolamenti, e se ne ritrae, che quel Castello retto era da un Camerlengo, e da un Giudice, eletti per trimestre, ch'amministravano ragioni in Corte il Martedì, e il Sabato, a i Castellesi, ed ogni giorno pe Forestieri, che comparissero. Stavano a Sindicato finito l'uficio. Eleggeva anche il popolo due Massari, e pure trimestri: 9 Balii ogni mese. Conoscevano, ed eseguivano nelle cause di debiti, di danni dati, di fraudi d'ingiurie, e simili. Era però il Castello soggetto alla Giurisdizione del Capitano di Gustizia della valle Siciliana, e ad altri regi Ufiziali nei casi non compresi in quei capitoli, e cedeva in pena chi pè compresi accusasse a quel Capitano in pregiudizio della Giurisdizione del Camerlengo. Questo, e i Giudici eleggevano i Viali, cioè misuratori delle vie pubblich nel Castelo, e fuori, perché si mantenessero larghe quattro braccia di canna comune, e ne affiggessero i termini, riaprissero le vie chiuse, o le dirupate. I massari invigilassero, e punissero chi facesse opere servili nelle Domeniche, nella festa di S. Giusta Protrettrice del luogo, e nelle altre di precetto, chi occupasse o danneggiasse prati, orti, vigne, deviasse corsi d'acque, chi non tenesse chiuse, le possessioni lungo la via della costa del Ceraso, o della chiesa di San Salvatore in sotto; chi lavorasse terreni di scadenze senza licenza chi tagliasse erbe fresche prima del 31 luglio da Collicelli in sotto. Era lecito prò tagliare verso il piano delle macchie ed altre simili. Si faceva anche l'elezione de Giurati in ciascuna delle Ville, per invigilare i Bestemmiatori, e degli ingiurianti. Dovevano finalmente gli Ufiziali prescrivere i cinfini delle guardate di Fano, che incominciavano dal Colle d'Ecceto in sopra per dirittura al fonte del Bernardi, ae al passo dell'Aquila, e di lato il fiume Maone, dall'altro i tenimenti di S.Niccola, e da capo la Serra di Torricella. Cosi pure le guardate di Forca dal Fonte della Volpe, e a capo tenimento di Tossicia, e da un lato quello di Tossicia e di Forca, e a i piedi il Fossato. Si valutarono le monete correnti in quella terra; ma sembra che dopo il 1540 non si sentano che le sole Celle, soldi, carlini, tarini e grana.

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